
Don’t you love it when someone you’re not quite so familiar with offers you to do something you’ve just been craving for a long time? One of the things I have been thinking of since booking my Toronto flight is: having a proper brunch. Not those pathetic buffet displays with cold rice dishes, few sad prosciutto slices and no sight of eggs of any sorts that you get over where I live. So when Elisa suggested we may go for a brunch on my first day in Toronto I was over the moon! Our destination: The Lakeview Restaurant
The place itself is very nice, a tipical 1930’s diner that has kept it’s original furniture and atmosphere. For Europeans like us it sort of feels like being in a movie. The place was almost full with people, couples sharing milkshakes, families having lunch, just friends having a drink. It felt cozy and warm. The staff was very nice too. But let’s talk about the food. It wasn’t easy too choose, mainly because at first I had decided to order the most healthy brunch option, but granola and yogurt? Really? I hadn’t traveled so far to get that! So after much uncertainty I chose the Philly cheesesteak Benny, two medium poached eggs over baguette with shaved sirloin, sautéed bell pepper, maple caramelized onion and hollandaise. I skipped the hollandaise since I cannot bare the sight of sauces. What I was served was indeed an English muffin (I would have wanted someone to advise me that baguette was finished…I cannot really believe someone would mistake an English muffin for a baguette…) topped with sirloin and the poached eggs, with on the side some salad, a slice of melon and sliced fried potatoes. I almost forgot to take a picture due to my excitement, and started to cut a potato…just in time to stop and quickly snap with my iPhone. First a quick tuck in the potatoes, a bit soggy at first sight but nice on the palate and more crisp than expected. Best part of the dish along with the poached eggs, that being perfectly cooked oozed their precious yolk onto the sirloin and English muffin. With many expectations I took a big bite, only to my disappointment… The sirloin was quite dry, topped with just two tiny shards of pepper and almost no trace of the onion. What struck me the most was the total lack of taste. What was of the red pepper and caramelized onion promise that lured me into temptation? Nothing, no juices, no flavours. Just a poached egg on top to save the day. Same thing for the salad, no tangy lemon to dress it but just some anonymous oil (I bet sunflower, not olive oil) and for the melon, water and tough. Having paid 19 CAD the dish, tap water and tip I can say it’s ok. I was fed and filled for the following 6 hours, but I wouldn’t go back, safe in the knowledge I can do much much better at home, even though my poaching skills still have to be improved.

The Lakeview, recensione
Quanto è meraviglioso quel raro momento in cui una persona che non conosci troppo bene intuisce alla perfezione un desiderio che hai covato a lungo? Uno dei miei sogni perenni ad occhi aperti, da quando ho comprato il biglietto per Toronto, è stato quello di assaporare un tipico brunch. Non uno di quei sterili buffet nei quali mi sono imbattuta a casa, generalmente composti da insalate di riso simil anni ’70, tristi fette di prosciutto da discount e la cui varietà di cibi improponibili include tutto lo scibile alimentare tranne le uova. Inutile dire che ho accolto la proposta di Elisa di andare a farci un brunch il mio primo mattino torontoniano con una sentitissima ola. La nostra destinazione finale:
The Lakeview Restaurant
Il posto è davvero carino, il classico diner americano dallo stile anni ’30 perfettamente conservato negli arredi d’interno. Per degli Europei come noi cresciuti a suon di “Happy days”, spettatori in incognito di puntate di “Twin Peaks” (vietatissimo a casa mia), la sensazione è quella di vivere in una serie tv. Il posto era abbastanza pieno, con una clientela variegata che comprendeva coppiette dedite al milkshake sharing, famigliole composte da svariati bambini o semplicemente amici in relax davanti a una birra. L’ambiente è caldo e accogliente e lo staff è davvero gentile. Ma passiamo alla cosa più importante, il cibo. Non è stato facile scegliere, anche perché alla prima, dovendo seguire una dieta, mi sono ripromessa di fare la scelta più salutare possibile. Ma muesli e yogurt francamente posso mangiarmeli a casa, mica ho fatto tutto sto viaggio per questo!
Dopo aver riletto almeno tre volte il menù ho optato per il Philly cheesesteak Benny, ovvero due uova in camicia adagiate su della carne di manzo, peperoni rossi, cipolle caramelliate in sciroppo d’acero, salsa hollandaise e fette di baguette tostate. Ho gentilmente declinato l’opzione salsa hollandaise in quanto inorridisco di fronte a qualsiasi salsa simil maionese. Ammetto di essermi un po’ infastidita quando ho visto che in realtà gli ingredienti erano accompagnati da due fette di english muffin e non dalla baguette. Più che altro sarebbe stato carino se fossi stata informata del fatto che non c’era più baguette…non amo molto nutrire delle aspettative e insomma di differenza tra i due tipi di pane ne corre parecchia. Come contorno c’erano un’insalata, una fetta di melone e delle fette di patate fritte. In preda all’entusiasmo ho quasi scordato di fotografare il piatto (difatti la patata in alto a sinistra presenta segni di un tentato attacco con arma bianca :D), ma mi son subito bloccata e ho fatto una foto veloce.
Per prima cosa ho assaggiato le patate, dall’aspetto poco confortante ma inaspettatamente croccanti. Le uova si sono rivelate il pezzo forte del piatto appena le ho tagliate, facendo scorrere un divino fiume di tuorlo sugli ingredienti sottostanti. L’entusiasmo generato da questa colata lavica è stato però spento sul nascere, con il primo vero boccone del mio piatto. La carne di manzo era un po’ troppo secca, e tristemente accompagnata da due dico due miseri pezzetti di peperone rosso completamente insapore. Oltretutto ho dovuto sondare tutto il piatto per rintracciare qualche pezzetto di cipolla che di caramellizzato aveva ben poco. Quello che mi ha colpito è stata la completa assenza di sapori. Sedotta dalla promessa di un sapore ricco e intenso, nulla rimaneva che la mia proiezione di quello che dovrebbero essere dei peperoni saltati e della cipolla caramellizzata. Solo l’uovo in camicia a salvare il piatto. Stessa cosa per l’insalata, condita con un po’ troppo olio (presumo di semi visto il sapore anonimo) nemmeno sfiorato da una spruzzata di limone per risollevare le sue sorti, e il melone, una fetta di acqua solida. Avendo pagato 19 CAD per tutto posso dire che è ok. Sono stata nutrita e per le 6 ore successive non ho avuto bisogno di uno spuntino, ma con la consapevolezza di poter fare di meglio a casa mia non ci tornerei, nonostante la mia tecnica per fare le uova in camicia vada ancora affinata.
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